Associazione Jambo

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Destinazione Chiapas

 

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In diretta dal Chiapas 2009
(parte 2)

Domenica 9 agosto
E' difficile mettere per iscritto tutti i colori, i suoni, le parole e le emozioni provate in questi ultimi 5 giorni durante i quali abbiamo visitato le comunità indigene della zona nord del Chiapas. In questa terra ho imparato ad usare la parola "cuore", perchè la si sente ripetere tante e tante volte, pronunciata dagli uomini e dalle donne indigene al momento dei saluti. Il mio cuore è più grande dopo questa esperienza, il mio cuore è allegro per avervi incontrato: così ci si saluta in questa terra! Chissà ... forse proprio qui sta il segreto dello zapatismo. Le parole "lotta e resistenza" qui non sono ideologia ma si calano nella realtà quotidiana della gente: nel lavoro, nel cibo, nella casa, nella terra ... nel cuore, insomma, delle persone!

Il nostro viaggio inizia lunedì mattina presto. Partiamo alle 7 con destinazione Nuova Esperanza. Il viaggio dura circa 5 ore e per tutto il tempo ci circonda una natura incredibile: montagne e colline ricoperte dalla foresta che in alcuni punti è fittissima mentre in altri lascia spazio a piccoli campi di mais che si intrufolano fra gli alberi. La natura .... penso che sia la prima e più grande ricchezza del Chiapas e delle popolazioni che qui abitano.
Quando arriviamo, siamo accolti da un lancio di mortaretti per avvertire tutto il paese della nostra presenza. Senza neanche togliere gli zaini dal pulmini siamo letteralmente trascinati al centro di agroecologia che oggi deve essere inaugurato. Si tratta di un edificio a 2 piani fatto in parte di mattoni e in parte con assi di legno, con la solita lamiera come tetto. Dovrà ospitare le riunioni di formazione dei promodores di agroecologia del municipio autonomo di Akabalna. Il presidente del municipio, Nelly ed Estela (di Desmi) tagliano insieme il nastro e tutti insieme entriamo. Io, come tutti gli altri, ci facciamo prendere un po' dall'emozione perchè questo centro è dedicato ad Italo: c'è un grande striscione all'ingresso che ce lo ricorda. Poi nei discorsi di tutte le autorità del municipio, non manca mai il ricordo di Italo. Italo, come gli indigeni del Chiapas, aveva nel cuore la Terra, la amava davvero. Quindi questo centro di agroecologia di sicuro lo renderà molto felice!
Accanto al centro c'è anche un piccolo pezzo di terra dove si praticano tecniche di coltivazione biologiche: diversi tipi di ortaggi, piante da frutto, piante per ottenere diserbanti chimici. I promodor di agroecologia ce lo mostrano con entusiasmo e ci spiegano che qui si "sperimenta" ciò che si apprende nei corsi di agroecologia: poi ogni promodor è tenuto a diffondere queste conoscenze nella propria comunità.

 

Nel pomeriggio ci aspetta l'atto culturale di fronte alla scuola autonoma, la cui costruzione è stata appoggiata da Jambo. Vengono esposte la bandiera messicana e quella zapatista, vengono cantati gli inni, ci sono i balli degli alunni della scuola primaria e i discorsi, nostri e delle autorità. Finalmente riusciamo a proporre anche il nostro spettacolo di magia, che riscuote un successo incredibile. Sia i bambini che gli adulti ridono a crepapelle e alla fine riceviamo un sacco di complimenti!
Lotta e resistenza qui significano avere una scuola autonoma di fianco a quella statale. Ma i bambini che frequentano la scuola autonoma possono imparare la loro lingua madre, il chol, che è l'unica che i genitori comprendono. Oltra alle normali materie, studiano il rispetto della natura, le tradizioni e la cultura indigene, le nozioni basilari di agroecologia. Ma soprattutto imparano a conoscere i prorpi diritti e la propria dignità di popolazioni indigene. Lotta e resistenza significano anche allacciarsi "abusivamente" alla rete elettrica e quindi non pagare le bollette. Questo, in uno stato come quello del Chiapas, che produce più di metà dell'elettricità del Messico, ma ha le bollette più alte. Lotta e resistenza significano frequentare i corsi di agroecologia per rinunciare all'uso dei prodotti chimici nei campi e utilizzare invece metodi biologici per rispettare la madre terra. Lotta e resistenza significano non affidarsi agli aiuti del governo per la sola sussistenza, ma imparare a coltivare i campi al fine di ottenere una diversità di prodotti della terra che consentano di avere una alimentazione varia ed equilibrata.

Dopo una notte passata sull'amaca, la giornata seguente prevede il laboratorio di cucina. Assieme alle donne di Nuova Esperanza prepariamo le tagliatelle. E' bello e divertente fare la pasta insieme. Subito tra le donne, che già in forma collettiva preparano e vendono il pane, nasce l'idea di organizzare un "taller" (laboratorio) per fare la pasta fresca e magari venderla nelle comunità vicine. La macchina per la pasta che lasciamo in regalo è quindi molto apprezzata.
Dopo avere pranzato insieme con delle gustosissime tagliatelle ci spostiamo a Jolia: si tratta di un centro di formazione per i giovani che abitano nei municipi autonomi che stanno nelle vicinanze, visto che il Caracol di Roberto Barrios è molto distante da qui. Il luogo è mozzafiato .... tra verdissime montagne ci sono alcune case dove i ragazzi dormono o studiano, la cucina e l'immancabile campo da basket. Su due lati scorrono torrenti bellissimi in cui si può fare il bagno, nuotare e lavarsi. Nei dintorni delle case e vicino ai 2 torrenti ci sono i piccoli campi coltivati dove gli studenti fanno pratica di agroecologia. La sera presentiamo nuovamente lo settacolo di magia ed alcune canzoni .... ancora una volta ci divertiamo tutti assieme! Il giorno seguente assieme ai ragazzi di Jolia visitiamo i campi di mais e fagioli, partecipiamo persino alla raccolta dei fagioli, vediamo gli allevamanti di polli, e tutte le coltivazioni di ortaggi che servono per avere una dieta equilibrata. Qui i ragazzi vengono per apprendere ... per poi potere tornare nelle proprie comunità per condividere queste conoscenze. Il pranzo lo prepariamo moi .... un piatto di gnocchi per tutti. Anche questa volta non avanziamo niente!

Qui i ragazzi tra gli 11 e i 16 anni, fanno tutti da soli: lavano cucinano, seguono i corsi. Ci sono due educatori sempre presenti e dei formatori che a turno vengono a tenere lezioni o seguire i lavori della terra. Anche le famiglie dei ragazzi partecipano alla gestione di questo centro, aiutando nei lavori più pesanti!
Nel pomeriggio ci spostiamo El Calvario, la comunità dove abbiamo appoggiato la costruzione di una scuola e dove c'è la csa di Alexander, costruita con l'appoggio dei suoi amici e del Joe's. Siamo accolti da tutta la comunità che si è riunita nel campo da basket. Stringiamo la mano a tutti e ci presentiamo. Ci viene offerta una cena ricchissima e terminiamo la serata con un festa. Dopo un acquazzone facciamo lo spettacolo di magia in un campo pieno di fango .... ma tutti sono felicissimi di assistere e partecipare. Poi ci lanciamo in balli e danze fino a che, sfiniti, andiamo a dormire. Il giorno seguente, è ormai venerdì, andiamo a visitare i campi di caffè. Qui tutti i membri della comunità si sono riuniti in una cooperativa, assieme ai coltivatori di altre comunità del Caracol di Roberto Barrios. Il caffè è coltivato con metodi biologici. Facciamo mille domande per conoscere tutto il lavoro che sta dietro ad una tazzina di caffè che noi beviamo tutte la mattine a casa. Al lavoro nel cafetal partecipa tutta la famiglia: uomini, donne e bambini: semina, pulitura, raccolto, essicazione del caffè. Da una pianta di caffè si raccolgono circa 8 kg di frutti.... per arrivare ad ottenere 2 etti di caffè macinato che arriva sulle nostre tavole. E' un lavoro duro e pesante perchè alcuni campi di caffè distano più di 2 ore a piedi dalla comunità. Dopo il levantamiento zapatista del '94 e l'organizzazione dei campesinos, le cose sono molto migliorate. Prima del '94 il caffè veniva venduto ai cojotes a 5 pesos al kilo. Inoltre i cojotes imbrogliavano i campesinos che non sapevano fare di conto. Ora invece grazie all'organizzazione in cooperativa, al miglioramento della qualità del caffè e ai corsi di agroecologia e di amministrazione, i campesinos vendono il loro caffè ad organizzazioni straniere in Francia, Germania, Italia e Grecia a 25 pesos al kilo. Il caffè Tatawelo che in italia viene venduto nella rete del commercio equo viene prodotto qui! Tutte le volte che berremo un caffè Tatawelo non potremo fare a meno di pensare al cuore e alla passione che i compagni di El Calvario mettono nel loro lavoro quotidiano nei campi. Qui la lotta e la resistenza zapatista hanno permesso ai campesinos di dare nuova dignità al loro lavoro! Belisario, il responsabile della comunità di El Calvario e presidente della cooperativa, la prima volta che l'ho conosciuto, sapeva a malapena parlare spagnolo. Ora tiene i contatti con tutte le organizzazioni europee per la vendita del caffè e si occupa direttamente della commercializzazione e delle spedizioni. E' bello vedere come il nostro impegno nel commercio equo può davvero aiutare i produttori a migliorare le loro condizioni di vita.... ma non solo ....a restituire dignità e orgoglio alle popolazioni indigene. Qui si tocca con mano cosa significa che ... il commercio equo è in grado di costruire relazioni tra le persone, tra chi consuma nel nord del mondo e chi produce nel sud, consentendo una conoscenza reciproca. Davvero dietro ogni prodotto del commercio equo si può riconoscere una storia di dignità.

Nel pomeriggio partecipiamo di nuovo all'atto culturale con gli alunni della scuola autonoma. Con balli, racconti, danze ed interventi delle autorità. Partecipiamo anche ad un piccolo torneo di basket ... ci divertiamo molto ma purtroppo arriviamo ultimi.
La sera ci riposiamo sulle nostre amache perchè un acquazzone fortissimo non ci permette di partecipare alla festa. La mattina seguente siamo pronti per tornare a San Cristobal. Ma prima facciamo una breve riunione nella casa di Alexander. Belisario e gli altri membri della comunità ci parlano della necessità di pavimentare il campo da basket. Ora infatti è in terra battuta e tutte le volte che piove si riempie di fango. Il campo da basket poi viene usato non soltanto per il gioco, ma anche per fare feste ed inoltre vengono qui a riunirsi tante altre comunità della zona. Se ci fosse la pavimentazione in cemento potrebbe anche essere utilizzato per essicare il caffè! Ci salutiamo con l'impegno che se la Giunta di Buon Governo darà l'autorizzazione per la pavimentazione, noi offriremo l'appoggio economico.
Siamo tornati a San Cristobal .... questi 5 giorni sono stati una esperienza indimenticabile per noi ... abbiamo davvero cominciato a capire cosa significa essere zapatisti al di là degli slogan e delle parole d'ordine con cui si è soliti identificare questo movimento. Lo zapatismo è ... il cuore, la mente, le braccia che lavorano la terra .... sono i sogni e le conquiste delle persone che abbiamo incontrato.

   

   

   

   

   

   

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ultimo aggiornamento: 8-Dic-2010