Associazione Jambo

HOMEPAGE

Associazione Jambo

Destinazione Chiapas

 

Associazione Jambo

In diretta dal Chiapas
(Nelly , Marco , Matteo , Pietro)

Camminare domandando

Chiapas 2007
Ritorno in Chiapas per la quarta volta, ma in una maniera totalmente diversa: per cercare di porre le basi per 2 progetti dedicati a Italo, il mio companero querido, che, da qualche parte del cielo, mi accompagna come sempre, anche   qui, in questa terra  e tra queste genti, che tanto amiamo. Il progetto dedicato a lui riguarda la madre tierra , che ha tanto amato e che è l’unica risorsa degna per le comunità zapatiste: a lui sarà dedicato un centro  di agroecologia, costituito da un edificio dove i formatori provenienti dalle varie comunità potranno apprendere come coltivare  diversi prodotti della terra in maniera organica  ossia biologica e  alcuni appezzamenti di terra dove sperimentare  i vari tipi di coltivazione con l’aiuto degli agronomi  di Desmi. Sarà  situato  nella zona nord del Chiapas, municipi di Ruben Caramillo e Akabanlà, caracol Roberto Barrios ; la zona più montuosa, povera ed inospitale  del Chiapas, la più militarizzata.Qui, sentite le esigenze delle varie comunità e della Junta del buen gobierno, nascerà il centro, proprio per fornire a questi nostri fratelli senza volto , la possibilità di diversificare le coltivazioni e quindi la loro alimentazione e di poter autosostenersi.E’ una sfida e un sogno, che si realizzerà con l’aiuto di tante persone che hanno conosciuto e amato Italo, in Italia e in Chiapas.

 

Per capire il perché di questa scelta uso le parole del sup Marcos:
LA MADRE TIERRA
“Al nostro passaggio abbiamo visto un territorio popolato di fantasmi che deambulano tra le rovine di quello che prima era la campagna messicana, è questo ciò che lascia il neoliberismo al suo passaggio nella nuova guerra di conquista del nostro paese: la guerra di saccheggio e distruzione della terra e del territorio.
 Con la riforma all'articolo 27 della Costituzione, l'approvazione della Legge Agraria e la strumentalizzazione del programma PROCEDE, le terre ejidali o comunali sono state incorporate al mercato delle terre attraverso diversi meccanismi, sia attraverso la stipula di contratti di alienazione dei diritti ejidali (cessione, compravendita, donazione), sia mediante la consegna in usufrutto di terre ad uso comune degli ejidi e delle comunità a società civili o mercantili.
Il nuovo mercato di terre è arrivato a costituirsi in latifondi. A questo bisogna sommare la presenza delle multinazionali e tenere in considerazione che queste imprese non vogliono il totale delle terre, ma solamente quelle che garantiscono loro un guadagno, come nel caso delle zone forestali e delle zone con risorse naturali con possibilità di essere sfruttate.
Il risultato di tutto questo processo è la concentrazione di terre, dapprima in piccoli e medi proprietari, successivamente la tendenza indica che la terra di miglior utilizzo (risorse naturali e di sfruttamento turistico) si concentrerà in latifondi, imprese, corporazioni e perfino multinazionali a capitale nazionale e internazionale o tra fusioni, associazioni o trattati tra le parti.
Se non sbaglio, questo è proprio quello che fa una guerra di conquista. Ovvero: conquista, distrugge, spopola, ricostruisce, ripopola, riordina.
La Resistenza e la Difesa della Terra e del Territorio
- Per noi, zapatisti, popoli indios del Messico, d'America e del Mondo, la terra è la madre, la vita, la memoria ed il riposo di nostri antenati, la casa della nostra cultura e del nostro modo. La terra è la nostra identità. In lei, da lei e per lei siamo. Senza lei moriamo, anche se ancora vivi.
- La terra per noi non è solamente il suolo che calpestiamo, seminiamo e sul quale crescono i nostri discendenti. La terra è anche l'aria che, fatta vento, scende e sale per le nostre montagne; l'acqua che come sorgenti, fiumi, lagune e piogge, si fa vita nelle nostre semine; gli alberi e le foreste che creano frutti ed ombra; gli uccelli che ballano nel vento e cantano tra i rami; gli animali che con noi crescono, vivono e si alimentano. La terra è tutto ciò che viviamo e moriamo.
- La terra per noi non è una merce, nello stesso modo in cui non sono merce né gli esseri umani né i ricordi né i saluti che diamo e riceviamo dai nostri morti. La terra non ci appartiene, apparteniamo a lei. Abbiamo ricevuto l'incarico di essere suoi guardiani, di averne cura, di proteggerla, così come lei ci ha curato e protetto in questi 515 anni di dolore e resistenza.”
TIERRA Y LIBERDAD
Sono i 2 fondamenti del movimento zapatista, movimento che dal ’94 è diventato, come mi ha detto uno zapatista a Santa Anita” la luce per tutti gli occhi del mondo”. E questa luce deve illuminare il progetto per Italo. E’ una luce che deve brillare di autonomia per essere libera.
L’autonomia , per gli zapatisti e  per tutte le popolazioni autoctone, è la possibilità di vivere  secondo le proprie tradizioni, dandosi proprie norme di vita. Il suo riconoscimento è la condizione necessaria per porre fine a secoli di sfruttamento, umiliazione e sofferenze a cui sono stati sottoposti i nativi. Esercitare l’autonomia significa applicare un modello di democrazia sostanziale , riconoscere la libertà che non prescinde dagli altri, ma negli altri  e nelle loro differenze trova la sua piena espressione, esercitare un nuovo modello di giustizia volta al benessere della comunità intera.. in una parola.. costruire un otro mundo, un mondo di pace.
Il diritto all’autonomia trova  una sua definizione nel diritto internazionale. La sua formulazione più completa e recente è quella contenuta nella Convenzione 169 dell’Organizzazione Internazionale del lavoro, firmata e ratificata dal Messico..
L’idea dell’autonomia come esercizio del potere dal basso, del popolo attraverso il popolo, non è un’invenzione zapatista. Ma essi hanno avuto il merito di pensarla e costruirla partendo dalla loro tradizione , per difendere la loro storia e per riscattare la loro dignità di popolo.
Ma quali aspetti del vivere coinvolge l’autonomia? Quale percorso ha portato le comunità alla consapevolezza di tale necessità? L’esperienza senza dubbio più importante è stata quella delle comunità di base della diocesi di San Cristobal ai tempi del tatic Samuel , che continuano ancora oggi, anche se in misura molto minore per il diverso orientamento dell’attuale vescovo, molto più conservatore e legato alla borghesia.
Un esempio sono Don Carlito e l’hermana Paty, già collaboratori di Mons Ruiz, continuano a far sentire gli indigeni delle loro 60 comunità, protagonisti della storia, attraverso un percorso sui Diritti Umani, che Paty svolge da più di un anno finanziato da Jambo.  
E con Carlito e Paty  si realizzerà il secondo progetto per Italo, forse  meno articolato, ma non meno importante: sarà un fondo per la salute, a cui potranno accedere tutti quegli uomini, donne e bambini  indigeni, che per lo Stato non esistono,  che  devono pagarsi il  medico, le medicine, il ricovero, gli esami diagnostici  e non hanno soldi . Padri e madri che vedono i propri figli morire di diarrea, influenza, di malattie facilmente curabili. Carlito, pensando anche alla lunga e terribile malattia di Italo, vorrebbe che il denaro, che gli abbiamo messo a disposizione,  si trasformasse  in vita per i più deboli e discriminati.

Italo ci ha insegnato a dar voce e futuro ai senza volto e ai senza voce; noi cerchiamo di mettere in pratica il suo insegnamento.

Nelly


Parole e sogni ... di Marco

Ci sono molte parole che mi risuonano in testa dopo questo viaggio in Chiapas, ma tre piu' di tutte: lotta, resistenza e dignità. Le prime due parole, per un verso o per un altro, qui da noi sono quasi impronunciabili, perchè suscitano divisioni e fraintendimenti. La terza parola, dignità, fa certo meno paura, pero' ci è comunque difficile darle un significato vero, associarle per esempio un'immagine. Ma in Chiapas, nei caracol e nelle comunità zapatiste, queste parole vengono pronunciate di continuo per parlare della vita quotidiana della gente: sono parole usuali, quasi familiari. Ogni parola, poi, racchiude un insieme di immagini e racconti.

Inizio con "resistenza". Don Carlo mi ha detto: "resistere in questa terra è già di per sè un atto eroico!". Resistere significa rinunciare ai regali ed ai soldi che il governo da in cambio di voti e dell'uscita dal movimento zapatista. Significa anche attuare il blocco del "pago de la luz", cioè non pagare la bolletta della luce più cara di tutto il Messico, quando proprio il Chiapas è il maggior produttore di energia elettrica. Resistere significa rinunciare ad ogni rapporto
con il governo e le istituzioni ...perchè più volte a partire dagli accordi di San Andres, il governo ha fatto promesse ma non le ha mantenute. Resistere, per molti ed in concreto, significa rinunciare ad emigrare negli Stati Uniti, abitare in una casa con il pavimento di fango e le pareti di legno, rinunciare alla proprietà del proprio campo per coltivarlo collettivamente, vedersi tagliare l'energia elettrica, essere discriminato in quanto zapatista.

La seconda parola è "lotta". E' sicuramente la parola che più di tutte viene pronunciata, quasi con insistenza a volerle dare ancora maggior forza.  La parola lotta qui viene declinata come autonomia: è quel processo che gli zapatisti hanno messo in atto per metter in pratica gli accordi disattesi dal governo.Lottare quindi significa costruire la propria amministrazione autonoma, l'educazione autonoma, la sanità, associarsi in cooperativa, e molto altro. Noi abbiamo visto da vicino i risultati dell'educazione autonoma: anche nelle comunità più lontane i bambini possono andare a scuola e soprattutto possono apprendere le normali materie senza però perdere il contatto con la propria lingua e cultura. L'amministrazione autonoma è invece un intreccio di organi, cariche e consigli che rispecchia l'organizzazione della società indigena. Ci sono i Caracol con le Junte de Buen Gobierno, i municipi con i consigli autonomi, i comitati per lo sviluppo e l'educazione, i promotori e formatori in tanti ambiti della vita sociale (educazione, sanità, agricoltura, diritti umani, ...). Lottare poi significa conservare un rapporto stretto e rispettoso con la "Madre Tierra": quindi in agricoltura non si usano sostanze chimiche ma si adottano techiniche di coltivazioni biologiche, o come si dice qui "organiche".
E la vita di tutti i giorni segue i ritmi della terra e non quelli del mercato.

Infine la parola "dignità". In ogni incontro che abbiamo fatto, sia con le Giunte che nelle comunità, percepivo chiaramente dalle parole e dagli sguardi delle persone che avevo di fronte, una grande forza ed un grande orgoglio, ma soprattutto una grande dignità. La mia impressione è che tutto questo derivi dal fatto di sentirsi parte di un processo di autonomia in cui finalmente sono le popolazioni indigene ad essere protagoniste attive, e di essere coscienti di far
parte di un movimento sociale e politico riconosciuto ed appoggiato a livello internazionale. In questo senso la nostra presenza in Chiapas, per esprimere appoggio e solidarietà alle comunità zapatiste, è un piccolo ma importante contributo per rafforzare la loro lotta e la loro dignità. Durante gli incontri, molte persone dicevano di aspirare ad una vita degna (una vita con lavoro, cibo, educazione , sanità, etc): e questo è sicuramante un obiettivo da raggiungere. Ma "la dignità", quella che si raggiunge battendosi per i propri diritti, quella l'hanno già raggiunta: è il risultato della lotta e della resistenza che stanno portando avanti.

Per concludere ci sono i sogni. I nostri sogni e quelli zapatisti, che spesso si intrecciano. Ora abiamo sicuramante un sogno in comune, un po'più concreto degli altri: quello di realizzare un centro di agroecologia per ricordare Italo.

Poi ci sono altri sogni: i sogni di pace, libertà giustizia e democrazia in Chiapas, in Messico, nel mondo. Insomma, detto con la frase che tante, tantissime volte abbiamo ripetuto, sognamo "un mundo donde quepan muchos mundos", un mondo dove c'è posto per molti mondi, dove c'è posto per le differenze.

MARCO 


Riflessione ... di Matteo

La cosa che mi balza subito in mente al ritorno dal Chiapas sono le estenuanti attese agli aeroporti ove abbiamo fatto scalo per il nostro ritorno in Italia; ore interminabili, minuti trascorsi a guardare sull’orologio i minuti che passano.
E la cosa strana risiede nel fatto che é proprio in questi tempi morti e noiosi che ripenso un poco all’esperienza e chissà come, mi passano davanti dei flash, attimi, istanti vissuti proprio in quei giorni, situazioni che per qualche motivo sono impresse nella mia memoria senza che neanche io possa dire il perchè.
Quanti volti incontrati, quante parole ascoltate, quanti momenti vissuti!E’davvero difficile, alla fine di un viaggio così intenso, redigere un resoconto completo senza tralasciare qualcosa di importante.
Ripercorro le interminabili ore trascorse sulla jeep che ci conduce ai luoghi principali della nostra visita: Roberto Barrio, un caracoles zapatista e le relative comunità, El Calvario e Nueva Esperanza.
Il caracoles è un luogo suggestivo e qui entriamo con aria rispettosa ed un pizzico di soggezione nella stanza dove ci riceve la giunta del buon governo per conoscerci e sapere cosa stiamo facendo li.
Ma l’emozione più grande la sperimento nelle comunità, luoghi ameni e piazzati la in mezzo al mondo dove neanche la migliore carta geografica ne riporta l’ubicazione!
E qui a centinaia di chilometri da un paese abitato trovo quella che per me è l’emblema di una comunità accogliente e dove le persone vivono rapporti autentici di solidarietà ed amicizia!
Ma è cosi difficile sperimentare questi valori, se li devi venire a cercare in un luogo cosi sperduto e lontano?
Osservo quelle loro semplici abitazioni frutto delle loro fatiche, costruzioni che per i nostri standard qualitativi non sarebbero neanche degne di essere chiamate case, eppure è proprio in quegli ambienti che ci si ritrova per consumare il pasto, la comida come la chiamano loro, per scambiare 2 parole, spesso senza farsi capire ma con il deciso intento di imbastire una relazione, un dialogo. In quel luogo ci ritroviamo per sperimentare quelle piccole gioie che noi, uomini in carriera, indaffarati e benestanti, troppe volte dimentichiamo oberati come siamo dai nostri inutili impegni.
In queste comunità ritroviamo quella semplicità che tanto ci fa stare bene, ma soprattutto il gusto di una relazione che non ha bisogno di grandi parole ma si manifesta con uno sguardo, un gesto, una risata benevola di chi vuole accoglierti per come sei e mette a disposizione tutto ciò che gli è possibile per farti sentire a casa.
E se la casa intesa come luogo in cui si vivono le gioie autentiche della vita è un aspetto che ricordo con piacere, lo è altrettanto un’altra immagine ancora viva nella mia mente: la tenerezza, l’allegria e l’entusiasmo dei bambini che giocano e ridono con noi, si nascondono, all’improvviso ti prendono la mano, si lasciano fotografare interpretando anche quello come un gioco.
Penso veramente che lo sguardo di quei bimbi cosi gioiosi e al contempo cosi provati dalle condizioni di vita non sempre(anzi quasi mai) facili, ci dica ancora una volta quale sia il valore della vita e che nonostante tutto ne vale sempre la pena di essere vissuta, un inno proveniente proprio da loro, spesso le vittime innocenti dell’egoismo degli uomini.
Proprio loro, i bambini, che pur nella loro ingenuità, ci parlano, ci osservano, scrutano i nostri movimenti e senza domandarci niente ci interrogano con i loro occhioni appassionati e pieni di speranze per un futuro migliore che qui a detta dei piu “grandi” è ancora lungi dall’essere conquistato.
Una conquista che richiede molto tempo e deve affrontare ancora innumerevoli sfide, che incontra spesso la sfiducia di persone che troppo hanno atteso qualcosa che non arriva ma che può ancora contare sulla la caparbietà e la pazienza di coloro che sempre e comunque scommettono su quanto di buono esiste nel cuore dell’uomo, credono fermamente in mondo migliore e lottano per un avvenire che sia fecondo per tutti, interpellandoci affinché anche nella nostra vita quotidiana ci sia un impegno costante a creare una società in cui la persona sia alla base di ogni nostra preoccupazione.
Mi sento di essere particolarmente riconoscente al popolo che ho incontrato per la saggezza e l’entusiasmo che mi hanno trasmesso, senza dimenticare di ringraziare i compagni che hanno condiviso con me questa straordinaria esperienza e che hanno reso ancor più significativo un viaggio che ha riservato tanti spunti per una riflessione personale ben lontana dall’esaurirsi con il ritorno alla quotidianità ma che spinge con forza il nostro cuore nel desiderio di una vita spesa per il servizio verso il nostro prossimo.
Missione impossibile? forse, ma è fondamentale non sottrarsi mai al piacere di sognare!

MATTEO


Pensieri ... di Pietro

Ormai sono passati alcuni giorni da quando abbiamo rimesso piede sul suolo natio e devo confessare che purtroppo sono già abbondantemente ripiombato nel trantran quotidiano… Ora, dopo aver messo un po’ d’ordine nei miei pensieri, penso sia giunto il momento di scrivere quello che per me ha voluto dire ‘Chiapas’.
Ancora adesso, ripensando al viaggio, le idee, le sensazioni e i pensieri si accalcano tutti insieme e non si presentano alla penna in maniera ordinata ma molto confuse: ricordo prima di tutto le estenuanti attese del viaggio di andata e ritorno, le ore passate in aereo ma anche il tempo passato sull’autobus mezzo utilizzato negli spostamenti a lungo raggio o quello passato sulla Jeep di Pedro, la nostra guida, per raggiungere le comunità. Ripenso ai paesi fatti di case quasi tutte a un piano ma soprattutto coloratissime e adorne di murales di ogni tipo. Ripenso alle strade messicane disseminate di dossi che si snodano all’interno della selva. Ripenso al cibo, alle tortillas presenti veramente in tutte le salse e al chili e agli avocado anch’essi immancabili. Ripenso al fantastico clima di S. Cristobal piovoso ma fresco ed estremamente vivibile. Al contrario ripenso come in un incubo al clima di Palenque il pomeriggio in cui abbiamo visitato il sito archeologico: un clima torrido e umido forse al 101%...
Ma sicuramente ciò che più è difficile da rendere in queste poche righe sono i rapporti umani con tutte le persone che abbiamo avuto il piacere di conoscere: tutte quante sono sempre state molto accoglienti e calorose nei nostri confronti. Devo confessare che non mi sarei mai aspettato di trovare un clima così famigliare con persone che vivono all’altro capo del mondo e soprattutto che non avevo mai visto. Questo discorso vale per tutte le persone che ci hanno accolto e soprattutto per tutte le persone che vivono nelle comunità.
Immergendomi, seppur per pochissimo tempo, in questa realtà mi sono subito scontrato con l’enorme differenza delle condizioni di vita a cui siamo assuefatti da quelle in cui si trovano a vivere persone che sono state cacciate dalla loro casa, dalla loro terra e si sono dovute rifugiare in luoghi estremamente impervi senza magari avere a disposizione neppure l’acqua corrente. Subito la mia mente estremamente pragmatica mi porta a pensare cosa si potrebbe fare o come si potrebbe cercare di risolvere i vari problemi che mi saltano agli occhi. Così affronto l’argomento con Nelly o con Marco che mi spiegano e subito mi fanno capire che il realizzare un progetto non è cosa così automatica e, soprattutto, mi rendo conto che qui le decisioni hanno un loro iter, la vita ha un suo scorrere a cui, almeno io, non sono abituato. Allora in questa situazione di vita estremamente difficile lascio cadere il mio modo di ragionare e mi abbandono a questa realtà e alle persone che ci accolgono e sono ‘premiato’ con la felicità dei bambini e delle persone che ci stanno intorno, contente di poter condividere con noi il Caldo de Pojo (piatto tipico: brodo con pollo e verdure). Solo in questo modo capisco che noi nel nostro mondo super complicato e appesantito dai ‘nostri’ problemi troppo spesso perdiamo di vista quelli che dovrebbero essere per ognuno di noi i punti cardinali con i quali tracciare la nostra strada.

PIETRO

PARTE 4 "Dal 22 al 28 agosto"

PARTE 3 "Dal 18 al 21 agosto"

PARTE 2 "Dal 13 al 17 agosto"

PARTE 1 "Nei nostri sogni ....."


Chi siamo | Cos'è il commercio equo | 10 Lezioni per capire | "Codina di Nuvola" (Testo e fumetti)
Camminare domandando | Destinazione Chiapas | Cena messicana | Iniziative | Percorsi educativi
Afghanistan | "Donne del Chiapas" | "Breve Storia del caffè" | Un arcobaleno a Beytussebap
Links | Libro degli Ospiti
H O M E P A G E


ultimo aggiornamento: 8-Dic-2010